Alexandra, una “influencer” dell'antica Atene
Alexandra è in piedi, disinvolta e rilassata, accanto all'esile colonna. Le ciocche dei suoi lussureggianti capelli cadono in morbide onde sulle spalle. Il mantello di tessuto fine, annodato tra i seni, le accarezza il corpo e ne accenna le forme attraenti. Nella mano sinistra tiene per il manico un piccolo contenitore aperto, come una it-bag. Un outfit che colpisce ancora dopo più di 1800 anni. Non si tratta solo di buon gusto: il recipiente, tecnicamente noto come situla, insieme al modo particolare in cui è indossato il mantello, fa capire che Alexandra era attiva nel culto di Iside. Queste situle erano spesso realizzate in metallo prezioso, abbinate a vesti in lino pregiato e costoso, così da mettere in risalto la ricchezza della defunta in modo discreto, senza ostentare sfoggiando gioielli, cosa malvista sui rilievi funerari di Atene durante il periodo romano, come il nostro. Inoltre, la stessa dea Iside è raffigurata in questo look e con la stessa acconciatura. Le caratteristiche di Iside, considerata una moglie e una madre esemplare, vengono così trasferite alla defunta qui raffigurata.
I pochi attributi ci comunicano quindi numerose qualità della defunta. Il formato della lapide ci dice inoltre che non era sola: sul lato sinistro, ora perduto, era verosimilmente raffigurata almeno un'altra persona, probabilmente il marito o il figlio. Le qualità positive di Alexandra si irradiano quindi anche alla sua famiglia. Viene ritratta come una donna attiva nell’ambito religioso, come moglie o madre esemplare e con un corpo attraente. Ma non sapremo mai chi fosse veramente Alexandra e quale fosse il suo vero aspetto. Il ritratto sulla sua lapide infatti non è un'istantanea scolpita nel marmo, ma un'immagine che è stata accuratamente assemblata in un mosaico di caratteristiche diverse, al fine di soddisfare le aspettative sociali. Ciò è dimostrato anche da un confronto con rilievi funerari coevi e di simile tematica provenienti da Atene. Queste aspettative vengono rafforzate e diffuse attraverso tali raffigurazioni e la donna defunta diventa, per così dire, un'influencer postuma.
L'archeologia classica si confronta con migliaia di queste (auto)rappresentazioni e si occupa di decifrarne i messaggi e talvolta di decostruirli. Questo approccio analitico alle immagini può aiutarci ad affinare la nostra visione del flusso quotidiano di immagini. Proprio come la vera personalità di Alexandra non può essere dedotta dal rilievo sulla sua tomba, nemmeno le istantanee dalla vita degli influencer riflettono la realtà.
Le immagini – che si tratti di una stele funeraria o di un post su Instagram – ci dicono invece sempre qualcosa sulla natura della società, sui suoi ideali, sui suoi desideri, sulle sue aspirazioni. Tocca a noi decidere: accettiamo semplicemente i messaggi e li imitiamo o ci chiediamo quali siano i nostri ideali, desideri e volontà?
La versione italiana è stata realizzata dall'autore con il supporto di Camilla Colombi.